La tutela dei minori cresciuti in contesti mafiosi e la decisione āestremaā di alcuni giudici calabresi di allontanarli dalle famiglie dāorigine; la condanna della mafia da parte della Chiesa di Papa Francesco e la necessitĆ di āpurificareā i riti dalle infiltrazioni di Cosa nostra; i tentacoli dei clan sul calcio: sono alcune delle dieci ricerche premiate con le borse di studio della Fondazione “Giovanni Falcone”, finanziate dall’Assemblea Regionale Siciliana, nate con l’obiettivo di sviluppare l’attivitĆ di studio su temi legati alla criminalitĆ con particolare riferimento alle mafie. I vincitori, tutti laureati in Giurisprudenza col massimo dei voti, hanno ricevuto un contributo di 7mila euro. Questo pomeriggio i progetti sono stati esposti allāArs nel corso di una cerimonia a cui hanno partecipato la presidente della Fondazione Falcone, professoressa Maria Falcone e il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco MiccichĆ©, i componenti della commissione di valutazione Leonardo Guarnotta, segretario del Consiglio della Fondazione, e Giuseppe Ayala. Contestualmente sono stati resi noti i vincitori delle borse di studio del 2018 che lāArs, da questāanno, ha portato a 15.Ā Tra i nuovi lavori premiati che verranno presentati nel 2019: āmafia e caporalatoā, āminori non accompagnati e infiltrazioni mafioseā, ānuovi paradigmi di crimine informatico di stampo mafioso: il criptopizzoā , āil nuovo reato di depistaggio e le sue implicazioni nella lotta alla mafiaā.
“Giovanni era convinto che la mafia si dovesse combattere non solo con la repressione, ma anche attraverso lāeducazione delle nuove generazioni; perchĆ© il fenomeno mafioso ĆØ principalmente un fatto culturale e per contrastarlo Ć© necessario affermare la cultura della legalitĆ ā, ha detto Maria Falcone. āSeguiamo i ragazzi in un percorso di legalitĆ dalle scuole elementari alla laurea e queste borse di studio sono un biglietto da visita prestigioso per lāingresso dei ragazzi nel mondo del lavoroā, ha spiegato.
āQuella delle borse di studio ĆØ una iniziativa che mi sta particolarmente a cuore soprattutto perchĆ© vengono assegnate dalla Fondazione nata in memoria di un grande magistrato come Giovanni Falconeā. MiccichĆØ ha prospettato la possibilitĆ di una convenzione con la Fondazione Falcone che istituisca stage allāArs per i giovani laureati, una sorta di scuola politica che mostri ai partecipanti Ā i meccanismi di funzionamento dellāAssemblea Regionale.
Le ricerche presentate hanno approfondito diversi temi, Ā tutti di stretta attualitĆ , come le potenzialitĆ della confisca dei patrimoni nei reati contro la pubblica amministrazione, la prevenzione della corruzione nel sistema degli appalti, l’inquinamento mafioso delle imprese. E ancora le infiltrazioni del fenomeno mafioso nel mondo dello sport e in particolare nel calcio: dalla gestione delle scommesse, allāacquisizione della proprietĆ delle societĆ , soprattutto nelle categorie minori, utilizzate per il riciclaggio di danaro sporco e come “macchine di consensoā.
Molto attuale e interessante la ricerca di Francesca Incandela su āLāallontanamento dei figli dāonore dal nucleo familiare e il ruolo delle donneā.Ā Una misura, quella dellāallontanamento dalle famiglie dāorigine, adottata dai giudici calabresi per la peculiaritĆ della āNdrangheta che coinvolge direttamente i ragazzini nella commissione dei reati.Ā In Sicilia non si ĆØ arrivati a provvedimenti cosƬ radicali perchĆ© come ha osservato Francesco Micela, Presidente del Tribunale per i Minori di Palermo, la mafia siciliana evita di utilizzare i minori non tanto al fine di proteggerli quanto per proteggere se stessa, perchĆ© diffida di loro e li considera inesperti ed imprevedibili.Ā Nello studio si sottolinea poi come manchino norme che impongano di comunicare ai tribunali situazioni a rischio: tanto che in Calabria Ā dda e tribunali minorili hanno stipulato protocolli che dispongono uno scambio di informazioni in caso, ad esempio, di arresti per mafia. Nellāattesa dellāintervento del legislatore nazionale, anche tra gli uffici giudiziari del distretto palermitano cāĆØ la volontĆ di predisporre protocolli di intesa sul modello di quelli calabresi. Ciò ĆØ testimoniato dal fatto che da un anno a questa parte si sono svolti con cadenza periodica diversi incontri informali e formali per discutere dellāargomento.
Chiesa, mafia e falsa fede: dal negazionismo all’antievangelicitĆ . Ruoli, responsabilitĆ e nuove sfide per Stato e Chiesa nella lotta alla criminalitĆ organizzata” di Marianna Alessio ĆØ invece unāanalisi storica, culturale e sociale del legame tra fede cristiana e devozione mafiosa e un excursus sullāatteggiamento della Chiesa: dalĀ negazionismo alle prese di posizione, prima solo dei singoli religiosi, fino allāanatema lanciato dalla Valle dei Templi, nel 1993, da Papa Giovanni Paolo II e rinnovato da Papa Francesco a settembre.Ā Un lungo capitolo dello studio ĆØ dedicato alle devozioni e celebrazioni religiose āpatrocinateā dalla malavita organizzata non solo in Sicilia, ma in tutto il meridione. Emblematico quanto successo ad Oppido Mamertina, in Calabria, il 2 luglio 2014. La Madonna delle Grazie portata a spalla si ferma, inchinandosi, sotto la casa del boss ergastolano Peppe Mazzagatti. La scena si ripete a Paternò in provincia di Catania nel 2015 per la festa di Santa Barbara dove nel corso della processione si rende omaggio a un esponente del colon Santapaola detenuto ai domiciliari.
Infine la ricerca analizza i documenti delle Conferenze Episcopali fino alla lettera della Cesi (la Conferenza Episcopale Siciliana)Ā del maggio scorso dal titolo āConvertitevi!ā in cui si legge, tra lāaltro: ātutti i mafiosi sono peccatori, quelli con la pistola e quelli che si mimetizzano tra i cosiddetti colletti bianchi. Le mafie sono strutture di peccato e -scrivono i vescovi -sono peccati non solo omicidi, stragi e traffici illeciti grandi e piccoli dentro e fuori la Sicilia (o lāItalia), ma anche lāomertĆ (il silenzio di chi diventa complice) e la mentalitĆ mafiosa che si esprime nei gesti quotidiani di prevaricazioneā.
I vescovi, ricordando il silenzio in cui per molto tempo la Chiesa ĆØ restata, ribadiscono la volontĆ di costruire il nuovo impegno pastorale non sulla base della mera parola ma dellāazione concreta.