La Compagnia dei Ragazzi racconta Falcone

  • 20 Febbraio 2019

E’ andato in scena il 19 febbraio, al Piccolo Eliseo a Roma,  lo spettacolo “per questo mi chiamo Giovanni” ispirato al libro di Luigi Garlando (Rizzoli editore, 2004) che ripercorre la vita e l’opera del magistrato Giovanni Falcone attraverso il dialogo tra un bambino di dieci anni, Giovanni che, a scuola, entra in contatto con la mentalità e la cultura mafiosa e suo padre, che per metterlo in guardia, decide di spiegargli perché ha scelto di chiamarlo proprio Giovanni. Anche lui, il padre, aveva subìto la vessazione e i ricatti della mafia ma, un giorno, decise di ribellarsi (pagandone le conseguenze) proprio in occasione della morte del magistrato che avviene lo stesso giorno in cui nasce il figlio a cui decide di dare nome Giovanni. Lo spettacolo, che ha avuto il patrocinio della Società Dante Alighieri e della Fondazione Falcone, è stato messo in scena da La Compagnia dei Ragazzi nata nel 2017 come laboratorio teatrale di studenti di seconda media, diretta da Mario Di Marco e Ivan D’Angelo. Il loro primo spettacolo, tratto dall’Inferno di Dante Alighieri, è stato un gran successo. Un anno dopo, nel giugno 2018, la replica ospitata nella prestigiosa sede della Società Dante Alighieri a Palazzo Firenze a Roma. Da qui, la sensibilizzazione e l’interesse del Piccolo Eliseo e la messa in scena del nuovo spettacolo “per questo mi chiamo Giovanni” che si avvale anche del contributo alla realizzazione delle scene dell’artista e socia della Compagnia, Ilaria Paccini. Nell’adattamento teatrale, gli autori, per rendere “corale” la messa in scena e dare spazio a tutti gli attori della Compagnia dei Ragazzi, immaginano i due protagonisti (Giovanni e il padre) a passeggio in vari luoghi della città di Palermo dove incontrano dei personaggi, non presenti nel libro, che aiutano il padre a raccontare al ragazzo la storia di Falcone. Rispetto al libro di Garlando, ci sono anche i riferimenti al “maxi processo” (con il sonoro delle voci di Tommaso Buscetta e altri imputati e testimoni) e a Rocco Chinnici, altro magistrato ucciso dalla mafia, che amava andare nelle scuole a parlare di mafia.

 

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