Italia condannata per 41bis a Provenzano. Maria Falcone, giudici non criticano carcere duro

  • 25 Ottobre 2018

“La sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo non mette in discussione il 41/bis che, impedendo ai boss di continuare a comandare anche dal carcere e spezzando il legame dei capimafia col territorio, è stato e rimane uno strumento irrinunciabile nella lotta alla mafia. I risultati ottenuti in questi anni lo confermano. Sta poi ai magistrati (per Provenzano anche sulla base delle indicazioni dei medici) valutare nei singoli casi fino a quando è necessario mantenere il regime carcerario del 41/bis, che non è una pena afflittiva supplementare, ma unicamente il modo più efficace per impedire ai capi di Cosa Nostra di perseguire i loro scopi criminali anche dopo l’arresto”.  E’ il commento di Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone, alla notizia che la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché decise di continuare ad applicare il regime carcerario del 41bis a Bernardo Provenzano dal 23 marzo 2016 fino alla sua morte, nonostante le sue capacità cognitive fossero ridotte . Secondo i giudici, il ministero della Giustizia italiano ha violato il diritto di Provenzano a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Allo stesso tempo la Corte ha affermato che la decisione di continuare la detenzione di Provenzano non ha leso i suoi diritti.

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